Il lavoro è un diritto, non un privilegio

Oggi è la Festa dei lavoratori, un giorno fondamentale per ricordare questo diritto inalienabile di ogni persona.
Un diritto, purtroppo, che viene spesso calpestato.

Radio Tabù
3 min readMay 1, 2022

Per questo è importante, oggi, ricordarci di prendere coscienza di quelle situazioni di sfruttamento e irregolarità e lottare per migliori tutele e una maggiore uguaglianza.

Morti sul lavoro evitabili, se solo si mettessero seriamente in sicurezza i lavoratori e si sanzionassero le aziende con macchinari mal funzionanti o manomessi ad hoc per incentivare la produzione; precariato giovanile; contratti fasulli ai limiti della legalità; sfruttamento di tirocinanti e stagisti. Una triste realtà, quella del lavoro in Italia, nota a tutti ma che ancora fa molta fatica a cambiare.
Le proposte, come l’istituzione di un salario minimo, sono diverse e già in passato sono stati fatti dei bandi tentativi che non hanno migliorato le condizioni delle classi più basse.

Abbiamo sentito tutti, negli ultimi anni, le consuete lamentele di ristoratori, gestori di stabilimenti, e imprenditori vari, per non trovare lavoratori che abbiano voglia di lavorare. Per poi scoprire che dietro le accuse mosse alle nostre generazioni, già versate dall’epoca storica in cui vivono ma ancora vittime di pregiudizi (bamboccioni, “choosy”, pigri…), si nasconde nient’altro che la volontà di sfruttare la manodopera di chi non è disposto ad accettare paghe inique, trattamenti inumani, mobbing e turni di lavoro massacranti.
E chi accetta, per disperata necessità, non è che la vittima di questo sistema che sullo sfruttamento, mascherato da opportunità, ha fondato il suo funzionamento.

Chi accetta queste condizioni non è più meritevole di altri o più biasimabile: la retorica del Renatino di Grana Padano, instancabile lavoratore che non va mai in vacanza, non è rappresentativa della realtà e non può essere accettata come valida e lodevole.

In questa giornata è bene ricordare anche altre realtà, lontane da noi, in cui il lavoro sottopagato e massacrante è all’ordine del giorno e coinvolge anche i più piccoli; o tutti quei lavoratori su suolo italiano, vittime del caporalato.

È bene ricordare altre categorie non tutelate e che nessuno nomina, ai margini della società, come quelle dei/delle sex workers, il cui lavoro non viene riconosciuto da tutti i paesi, con le conseguenze che possiamo immaginare: sfruttamento da parte della criminalità organizzata, mancanza di tutele e controlli.

Il lavoro è un diritto, ma la narrazione attuale volta a concepire l’individuo come ingranaggio necessario alla produzione, lo sta sempre più facendo passare per premio o favore, un regalo concesso dai grandi imprenditori ai piccoli uomini che non hanno voglia di spaccarsi la schiena e, a volte, anche di morire.

La concezione che il lavoro ci renda ciò che siamo, determini il nostro io, e che per essere persone valevoli dobbiamo essere risorse utili, deve essere smontata e superata.

Articolo di Marianna Nusca

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