No, depressione non vuol dire solo essere tristi

La depressione è, a livello globale, la malattia in assoluto più diffusa e il più frequente disturbo psichiatrico.

Radio Tabù
8 min readJul 21, 2022

Essa si associa a un aumento di mortalità, morbilità e disabilità, configurandosi come un problema non da poco.
Ma non esiste un solo tipo di disturbo depressivo: il DSM-V (il manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) ne profila sei tipi.

Nell’immaginario collettivo, la persona depressa è quella che non esce di casa, sempre triste, che non mangia e non interagisce con le persone; quella che medita o commette il suicidio.

Fermo restando che questi sintomi possono essere riscontrati in diversi disturbi, non solo depressivi, quella che abbiamo descritto è solo un’immagine stereotipata di persona affetta da depressione.
È bene, pertanto, chiarire due punti: chi soffre di depressione non per forza presenta comportamenti di questo tipo; quella a cui noi ci riferiamo quando parliamo di depressione è la cosiddetta depressione maggiore.

LA DEPRESSIONE MAGGIORE

La depressione maggiore è il disturbo più diffuso al mondo e, secondo l’OMS, nel 2030 sarà la prima causa di disabilità tra tutte le malattie. In Italia ne soffrono circa 5,3 milioni di persone.
Il disturbo depressivo maggiore si diagnostica, secondo le linee del DSM-V, in presenza di almeno 5 dei seguenti sintomi, per un periodo di una settimana: umore depresso per la maggior parte del giorno; marcata diminuzione di interesse o piacere per le attività quotidiane, per le quali si provava piacere; perdita di peso o di appetito, non dovuta a cause fisiologiche o dall’assunzione di farmaci; insonnia o ipersonnia (tendenza a dormire troppe poche o troppe ore); agitazione o rallentamento psicomotorio; faticabilità o mancanza di energie; sentimenti di autosvalutazione o di colpa eccessivi; ridotta capacità di pensare o di concentrarsi o indecisione; pensieri di morte (non solo paura di morire) o ideazione suicidaria.

L’esordio della malattia può essere acuto ma, più frequentemente, è graduale e preceduto da sintomi prodromici come alterazioni del sonno e dell’appetito, cefalee, labilità emotiva, astenia, diminuzione dell’interesse e difficoltà di concentrazione.

“Il depresso è incapace di provare gioia, così come è incapace di provare dolore. La depressione è l’assenza di ogni tipo di emozione, è un senso di morte che per il depresso è assolutamente insostenibile. È proprio l’incapacità a provare emozioni che rende la depressione così pesante da sostenere”
Erich Fromm

Come si può evincere da quanto detto, dunque, l’umore triste è solo uno dei diversi sintomi che sperimenta una persona affetta da disturbo depressivo maggiore. La depressione, infatti, è uno stato interiore complesso e mutevole, che va oltre il semplice sentirsi tristi: essa coinvolge e racchiude in sé diverse emozioni, anche apparentemente distanti tra loro, come rabbia, solitudine, disperazione, nostalgia, fino alla mancanza di sensazioni.
Il nostro spettro di emozioni, infatti, è ampio e fluido e non sempre risulta facile decodificare un determinato sentimento. Non è infrequente che nel soggetto depressa sia presente questo senso di apatia, di confusione e difficoltà nell’esprimere come ci si sente.

Una persona che soffre, o che sta per sviluppare un disturbo depressivo, può sperimentare sentimenti di disinteresse, vuoto interiore, abulia e apatia, stanchezza cronica, facile irritabilità.

Altre possono mandare avanti le loro attività quotidiane e intrattenere rapporti interpersonali senza che qualcosa possa trasparire all’esterno. Queste attività, però, vengono mandate avanti con grande sforzo, sia mentale che fisico. Altri ancora, invece, iniziano a recidere lentamente i rapporti interpersonali, chiudendosi in loro stessi e rifiutando contati e dialogo.

Come visto, tra i sintomi per diagnosticare la depressione c’è il senso di colpa. La mente della persona depressa, infatti, è spesso costellata da sentimenti di autosvalutazione e colpa: ci si sente di troppo, inutili e la vita perde gradualmente di senso e di piacere.
Soffrire di depressione, però, non vuol dire stare male quotidianamente. Come per ogni malattia, anche per il disturbo depressivo l’andamento è altalenante: ci sono periodi di remissione e periodi di ricaduta.

Il trattamento del disturbo depressivo maggiore si suddivide in interventi generali e specifici, con un incontro tra psicoterapia e aiuto farmacologico.
Per prima cosa, nell’intervento generale, è fondamentale ristabilire una buona routine sonno-veglia. Un sonno sporco e disturbato, infatti, favorisce l’insorgenza di disturbi mentali e acuisce quelli già presenti, causa perdite di memoria e difficoltà nell’apprendimento, irritabilità, tremori e cali di interesse. Non solo: dormire male contribuisce anche all’insorgenza di malattie cardiovascolari, problemi intestinali e insorgenza dell’obesità, fino all’abbassamento delle difese immunitarie.

Oltre al sonno, nella cura della depressione, è fondamentale regolarizzare anche lo stile di vita favorendo un’alimentazione corretta, un’attività fisica regolare e l’abbandono di sostanze che creano dipendenza.

A questa regolarizzazione, come abbiamo detto, è importante accompagnare la psicoterapia e il farmaco. Nelle forme meno gravi può essere sufficiente l’approccio psicoterapico senza l’uso di antidepressivi.

DISTIMIA: DISTURBO DEPRESSIVO PERSISTENTE

Un’altra forma di depressione molto diffusa, ma meno conosciuta, è quella una volta chiamata distimia, cui oggi ci si riferisce con il termine di disturbo depressivo persistente.
Le caratteristiche sono all’incirca simili al disturbo depressivo maggiore e si caratterizza per la presenza di sintomi più lievi ma protratti in un arco di tempo molto più lungo, di anni. Il suo carattere cronico determina una disabilità superiore e una peggiore risposta alle terapie, rispetto alla depressione maggiore.
Questa è la caratteristica forma di depressione in cui si espletano a fatica le normali attività quotidiane.

PENSIERI SUICIDARI E RISCHIO DI AUTOSOPPRESSIONE

Come indicato tra i sintomi del DSM-V, i pensieri suicidari possono essere presenti nella persona con depressione. Questo non vuol dire che vi sia vera intenzionalità: a volte si tratta solo di pensieri di morte ricorrenti, ma il rischio non va comunque sottovalutato.
Se sospettiamo che via sia un rischio concreto, si può pensare di agire in due modi: offrendo alla persona il supporto di cui ha bisogno e, allo stesso tempo, consigliandole di chiedere aiuto a centri con personale specializzato, rimanendo disponibile ad accompagnarla, qualora se la sentisse, agli appuntamenti.

I centri e le linee telefoniche, contattabili anche tramite internet, che si occupano di ascolto e di prevenzione al suicidio sono molte e in crescita. Il suicidio, infatti, sta diventando una problematica per la salute pubblica sempre più diffusa in tutte le nazioni. Rimane, però, un tabù di cui risulta difficile parlare, così come quello che accompagna il tema della salute mentale. Questo atteggiamento di chiusura non fa che alimentare il muro di omertà attorno a tematiche dall’importanza capitale: non parlare di un qualcosa non fa sì che essa smetta di esistere, ma rende più ignoranti in materia, meno sensibili e preparati. Queste carenze potrebbero portarci, se non facciamo attenzione, a sottovalutare dei segnali importanti da parte di qualcuno che sta soffrendo, e lasciarci scappare l’occasione per accorrere in suo aiuto.Per prima cosa, quando ci troviamo di fronte una persona in una condizione così delicata e che decide di aprirsi con noi, è bene ricordare di non banalizzare il suo dolore.

Frasi come “su con la vita”, “non ci pensare”, “c’è chi sta peggio”, potrebbero sortire l’effetto inverso e aumentare i sentimenti di colpa e di autosvalutazione.

Porterebbero, poi, la persona in questione ad allontanarsi da noi, precludendoci ogni possibilità di intervento.

È bene far sentire l’altro compreso e amato e, soprattutto, fargli capire che si trova in uno spazio sicuro in cui può aprirsi senza paura del giudizio. È importante che ci poniamo come degli ascoltatori, aperti e privi di pregiudizio ma anche di curiosità al limite del voyeurismo: non subissiamo l’altro di domande e consigli, ma prestiamogli il nostro orecchio e la nostra attenzione; evitiamo di cambiare discorso, cercare di fare dell’umorismo e prendere la situazione sottogamba.

AVERE AMICI AIUTA

Abbiamo già avuto modo di parlare dell’importanza di una rete di supporto nella nostra vita. Questa rete diventa ancora più importante nella vita della persona malata.
Avere a che fare con la sofferenza, stare accanto a una persona malata, non è facile, ma è fondamentale. In una società sempre più orientata all’individualismo, dovremmo lottare per mantenere quell’aspetto umano che ci rende animali sociali. Il supporto al prossimo, che sia un amico o un familiare in difficoltà, è essenziale per aiutarlo nel suo percorso di guarigione.

A confermarlo sono numerosi studi che correlano il supporto emotivo, la vicinanza di persone amiche, a un maggiore benessere psico-fisico.
Per quanto riguarda amicizia e depressione, in particolare, entra in gioco uno studio americano pubblicato su Proceedings of the Royal Society B. Condotto su duemila studenti americani delle scuole superiori, i risultati mostrano come, offrire amicizia a chi soffre di depressione, possa fungere da vera e propria terapia.
I risultati hanno dimostrato un impatto significativo che gli amici allegri hanno su soggetti depressi o a rischio di depressione.

“è noto che alcuni fattori sociali, quali il vivere soli o l’essere stati oggetto di abusi nell’infanzia, hanno un forte impatto sulla possibilità di diventare depressi. Sappiamo anche che il supporto sociale, come ad esempio avere qualcuno con cui parlare, è molto importante per riprendersi dalla depressione. Il nostro studio, però, è andato oltre e ha analizzato se l’essere amici di persone allegre possa ridurre il rischio di diventare depressi o aumentare le possibilità di guarire dalla depressione”
Dott. Thomas House, Università di Manchester

COME AIUTARE UNA PERSONA CON DEPRESSIONE

Molte persone hanno paura nel dover toccare con mano la sofferenza altrui, vuoi perché non si sa come affrontarla, vuoi perché preferiremmo trascorrere il nostro tempo in maniera spensierata piuttosto che ascoltando i problemi altrui. È importante, però, capire che le persone affette da depressione non sono come lo stereotipo di cui abbiamo parlato a inizio articolo: esse lavorano, hanno una famiglia, coltivano relazioni e passioni come chiunque altro. La malattia può essere affrontata con il giusto supporto e l’ascolto necessario.
Se si pensa che molti dei casi di depressione sono dovuti all’isolamento e al senso di solitudine, è facile capire come la vicinanza di una persona amica possa, se non guarire, fare senz’altro la differenza.
In ultimo va ricordato che non si deve parlare di persone depresse, ma persone con depressione: perché nessuno è la propria malattia.

Spesso la persona depressa può apparire egoista, centrata sulla sua sofferenza: andare oltre questo muro è cruciale per aiutare chi ci sta accanto ad uscire da una situazione difficile, in primis, per chi la sperimenta.
Per aiutare un amico, un conoscente o un familiare affetto da depressione, la prima cosa da fare è informarsi e abbandonare i pregiudizi.

La depressione è una malattia a tutti gli effetti. Essa è debilitante, intrusiva e faticosa da affrontare. E il fatto che la persona che ne soffre vada a lavorare o riesca ad avere un dialogo con noi, non vuol dire che può farcela da sola e che stia bene.

Spesso, infatti, chi è depresso fa le cose sotto sforzo, consumando una grande quantità di energie sia emotive che fisiche.
Soffrire di un disturbo depressivo, poi, non è “attraversare una fase”: la depressione ha un decorso lungo, basti pensare alla distimia di cui abbiamo parlato, che può protrarsi per anni. Se il disturbo non viene affrontato adeguatamente può persistere per lungo tempo, con conseguenze disastrose.

Per aiutare qualcuno, poi, non si può fare a meno del dialogo. Non solo questo ci permette di sintonizzarci sui sentimenti della persona che abbiamo accanto e capire di cosa ha bisogno, ma può essere un valido strumento anche per capire i primi segni di cambiamento che possono portare allo sviluppo di un disturbo depressivo o, quando già presente, a una ricaduta.
È importante comunicare all’altro la nostra vicinanza e disponibilità all’ascolto e ribadire la sua importanza nella nostra vita. Di frequente, infatti, chi soffre di depressione si sente abbandonato o di troppo: fargli sentire l’importanza che hanno per noi potrebbe essere d’aiuto.

Questi consigli potrebbero essere difficili da mettere in pratica perché, a volte, chi soffre di depressione tende a ritirarsi anche socialmente. In questi casi il consiglio è quello di non perdersi d’animo: possiamo far sentire all’altro la nostra presenza con un messaggio, anche se rimane senza risposta, continuare a offrirgli il nostro aiuto e, anche a distanza di tempo, ribadire che le nostre porte sono sempre aperte.

Articolo di Marianna Nusca

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